Il sogno di una cosa






Ho amato molto la politica. Ho amato le sue stanze e il suo odore. Ne ho fatta tanta per oltre quindici anni. Attivamente, all'interno di organismi dirigenti, con ruoli d'importanza via via crescente. L'ho amata tanto quella politica, piccola per carità, ma vitale e con ritmi veloci e sempre stimolanti. Ho creato legami forti con i miei compagni, legami credo indissolubili di lealtà e rispetto. È stata a lungo la mia casa. Ho vissuto quella casa intensamente fino a respirare, anche se brevemente, l'aria dei luoghi che contano per davvero. L'ho respirata e mi è girata la testa come la prima Marlboro che ho fumato. Mi ha stordito e mi ha inebriato. A un certo momento, dopo una delle tante scissioni della storia della sinistra, ho sentito di dovermi fermare. Ho sentito che il tempo era finito che quelle stanze che tanto avevo amato e desiderato mi sembravano estranee e vuote. Non sono mai tornata indietro. Altre case mi sono appartenute ma mai come quella, come quella che mi ha cresciuto. Altre storie di politica e di lotta hanno fatto parte della mia storia ma sono rimasta spesso ai margini e ho accettato solo quelle che mi hanno permesso di essere libera e di non perdere mai la bussola della coerenza. Una coerenza, maledetta e benedetta, scoperta in gioventù e mai abbandonata. Alcuni di quelli che con me hanno cominciato quella storia di politica  sono rimasti imbrigliati, scioccati e perduti e nel desiderio di farcela si sono persi. Altri non ne pronunciano nemmeno il nome. Altri ancora ne hanno preso il meglio per donarlo agli altri in vite più o meno (stra)ordinarie. Poi ci sono quelli che si sono innamorati così tanto da farcela, da diventare parte di quelle stanze importanti. Hanno anche raggiunto, con caparbietà, alcuni traguardi importanti. Oggi, alla vigilia di un nuovo terribile e inquietante scenario politico, vedo che alcuni hanno fatto delle scelte  che non avrei mai immaginato. Li guardo con il rispetto che gli devo per il posto che occupano, li guardo con un poco d'invidia per gli scranni che occupano ma li guardo anche con il cuore leggero di chi non ha dimenticato il sogno di una cosa.

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