Quanto è banale la libertà?



In questi mesi spesi a riprendere contatto con l'altro, diverse sono state le strategie di sopravvivenza:la rimozione e l' accanimento.
La rimozione ha lavorato in maniera facile e leggera, sull'onda del risparmio di liquidi disinfettanti, mascherine e psicoterapia, a forza di "ce l'abbiamo fatta" e saluti politically correct tra gomiti festanti.
Questi, gli ottimisti, hanno approfittato per lavorare ancora di più, per pulire quell'angolino nascosto nel soffitto della cucina e hanno panificato dolci succulenti per i propri congiunti. A lockdown finito sorridono alla vita, da dietro alla mascherina, guardando al resto del mondo con una certa superiorità. Non si tratta di negazionisti, badate, ma di quelli che si fanno un bel sonno ristoratore dopo ogni sconfitta e pensano che il mondo andrà avanti come è sempre andato.
Li invidio, profondamente, che si sappia, perché io faccio parte degli altri, di quelli che non dimenticano, degli accaniti, di coloro che si godono il tempo di oggi solo perché credono che non ne avranno altro a disposizione.
Siamo noi, increduli di essere sopravvissuti alla quarantena, accaniti (come ho detto) sostenitori dell'importanza del ricordo di quei giorni cupi e silenziosi.Giorni in cui le macchine passavano di rado e le uscite necessarie erano benedette dal sorriso degli occhi della commerciante sotto casa.
Pensavamo di essere entrati in una nuova era, in cui i rapporti necessari sarebbero stati pochi e utili e le
vite sarebbero state più silenziose.
Ora al di fuori di quel ricordo, siamo ancora straniti come dopo una convalescenza e non sappiamo bene come guardare al domani.Pensavamo che sarebbe stato un passaggio doloroso verso qualcosa su cui si poteva sperare.Siamo banali, lo sappiamo.
Ne usciamo ancora più delusi e incerti ma con una grande qualità in più di tanti altri:la capacità di stupirsi. Certamente insicuri, depressi e naif ma un poco più umani.
Contenti di godersi, con un sorriso hollywoodiano, un'alba nuova dopo l' apocalisse (mancata).

DA VEDERE: "Cecità" di Fernando Meirelles( 2008) ( scena finale)
DA ASCOLTARE anche se banale :The Mission- Colonna sonora di E.Morricone

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