"Essere" scuola

 

 



È molto confortante, in uno scenario di forte solitudine, riuscire a confrontarsi con i ragazzi. Anche davanti a uno schermo e con il viavai della connessione, il nostro spazio c’è sempre ed è vivo e vitale. È lo spazio della condivisione e del rispetto ed è un luogo in cui credo profondamente. Sono convinta che anche per loro, forse anche grazie alla lingua straniera che li protegge garbatamente, possa essere un momento di libertà espressiva. Questo luogo viene creato dalla relazione, dal logos, da un processo delicatissimo che non sempre si realizza. Diciamo che si realizza il rispetto ma non sempre diventa un luogo di condivisione e arricchimento mutuo, perché l’aula è un luogo umano e quindi spesso e volentieri luogo imperfetto.

Questo luogo, in questa parte di storia pandemica ha salvato molti, ha cancellato altri e si è modificato contemporaneamente allo scenario esterno. La scuola è sempre stata qui (e nelle aule delle classi in presenza per molti ordini scolastici) ma si è adattata allo scenario, creando altri paesaggi, alcune discrete meraviglie e i soliti disagi e difficoltà ma continuando a esistere. Non mi stupisce che chi non conosce la scuola stenti a crederlo ma è davvero così.

Lo scenario attuale è, come spesso succede, assolutamente schizofrenico e ha messo in evidenza opinioni (e opinionisti) di vario genere, passando da chi ritiene che la scuola in dad vada recuperata perché non è “vera scuola”, a chi pensa che può continuare a fare scuola a distanza come in presenza. Tristemente chi si elegge a paladino di ognuna di queste due opzioni non sa di che cosa parla o ha un’idea di scuola più simile a quella ottocentesca.

Io dico soltanto che la scuola esiste come sempre, con le sue bellezze e con i suoi orrori, ed è un “essere” primario nel mantenimento della democrazia, della crescita del paese e della sua sanità mentale.

A questo “essere” molto fragile si è mancato di rispetto e non con la messa in pratica di una didattica di emergenza, quale è la DAD, ma con la mancanza di programmazione nel lungo e medio periodo e della conseguente gestione dei fondi da destinare.

Chi, come me, è rientrato in aula nel mese di settembre 2020 si è trovato davanti aule piene di alunni a cui non si poteva mostrare il volto, a cui si concedeva di andare in bagno solo dopo aver svolto le procedure di sanificazione, che non potevano fare ricreazione né potevano girarsi per salutare il compagno. Noi docenti non potevamo stare in aula professori se non a distanza e non in numero elevato e le riunioni degli organi collegiali sono sempre state a distanza. Ad un certo punto non sapevamo se dovevamo sanificare i compiti in classe o lasciarli in quarantena prima della correzione (dilemma poi risolto dalle FAQ del Ministero). Che tipo di scuola è mai questa? E perché accanirsi per un rientro in tali condizioni? Si direbbe, più che banalmente, una questione di potere politico.

Questo potere che ha reso possibile l’acquisto da parte delle scuole di tablet e pc da destinare al comodato d’uso, questo potere che ha permesso la messa in pratica delle rigidissime regole del CTS (metro di distanza dalle rime buccali, autocertificazioni, protocolli e mascherine per tutti) dovrebbe prendere atto che tutto questo sforzo, tutto questo lavoro da parte della scuola non è stato sufficiente per evitare che le scuole (sebbene indirettamente, va precisato) divenissero luoghi di diffusione del virus. Dovrebbe essere terribilmente chiaro che se gli ingressi in negozi e centri commerciali sono contingentati e luoghi come teatri e cinema (ahinoi!) sono ancora chiusi, le aule sono stanze per lo più scarsamente ventilate e in cui si permane in molte ore con un numero molto alto di persone.

 Perché questa caparbietà, questa volontà di rivedere la scuola in presenza non si traduce in altro invece che invettive e cambiamenti di programmi da un giorno all’altro? Non voglio parlare del fatto che si sarebbe dovuto riprogrammare il rientro a settembre con classi con numeri dimezzati, più docenti, tempo scuola rimodulato e trasporti rivisti ad hoc. Vorrei invece dire che va pianificato ora e subito un rientro in sicurezza al più presto. Vaccinando il personale scolastico quanto prima, riorganizzando i trasporti metropolitani in base alle esigenze della scuola e predisponendo il lavoro dei mesi a venire con largo anticipo per permetterci di adattare la programmazione didattica. Questo deve avvenire per agevolare le famiglie e studenti chiarendo subito, ad esempio, ai maturandi i tempi e le modalità degli esami di stato e le eventuali modifiche al calendario scolastico per tutti. Tutto questo sarebbe una vera dimostrazione dell’interesse primario della politica nei confronti dell’istruzione. La scuola è un “essere” che è riuscito a sopravvivere alla violenza della pandemia, nonostante le gravi perdite anche tra docenti e personale, ma che necessita risposte ora e con una concretezza che ad oggi non mi pare di avere visto.

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